sabato, gennaio 29, 2011

Puttane d'Italia

Evolviamoci



Rifkin, in suo saggio intitolato “La fine del lavoro” sostiene, grosso modo, questa tesi:
se prima della rivoluzione industriale più del 90 % della popolazione era occupato nell’agricoltura, con l’industrializzazione la forza lavoro si è spostata nelle fabbriche. Ciò che vediamo oggi è che, grazie al progresso tecnologico, circa il 3% della popolazione è impiegato nell’agricoltura, la quale, malgrado lo scarso impiego di esseri umani, riesce (almeno fino ad oggi) a produrre un surplus rispetto al fabbisogno. E qui direi che si ferma la concezione del lavoro dei nostri nonni.
Già la generazione precedente alla mia ha visto, però, sempre grazie al progresso tecnologico, il progressivo migrare della forza lavoro dalle fabbriche agli uffici, andando a rinforzare il cosiddetto settore terziario. Quest’ultimo è oggi preminente in tutti gli stati maggiormente “sviluppati” e nulla fa pensare che gli altri non abbiano intenzione di seguire lo stesso modello, magari accellerandolo. In Corea esistono diverse fabbriche che lavorano anche di notte senza essere illuminate in quanto la produzione è svolta completamente da robot.
Rifkin aveva anche previsto lo stadio di evoluzione ulteriore nel quale, penso, ci troviamo attualmente: il progresso nell’informatica che secondo molte previsioni arriverà nel giro di pochi anni alla creazione di vere e proprie intelligenze artificiali, sta rendendo anche molti impieghi nel settore terziario, inutili.
A questo punto le possibilità che vedo sono due: la schiavizzazione dei lavoratori, di qualsiasi settore, a beneficio di una ristretta elite, nel miraggio dello sviluppo infinito (fin che dura), oppure una presa di coscienza globale nella quale tutti si rendano conto che bisogna cambiare il modo di funzionamento della nostra economia. Lavorare di meno per lavorare tutti, per arrivare, con un ulteriore balzo tecnologico, a smettere di lavorare e condividere le risorse della Terra in modo equilibrato, dedicando il nostro tempo a “seguir virtute e canoscenza”. Potrebbe sembrare una utopia ma paesi come la Francia, per storia e tradizione, attenti all’Uomo, già da tempo hanno ridotto l’orario lavorativo mentre il Venezuela ha instaurato, come evoluzione del motto socialista 888 (8 ore di lavoro, 8 ore di riposo, 8 per nutrirsi e svagarsi), la regola del 6666, dove le ultime 6 ore sono dedicate alla crescita intellettuale e psicofisica personale.
In altri come l’Italia, invece, i lavoratori del settore primario, quasi come servi della gleba moderni, sono ormai ridotti a vivere esclusivamente in completa dipendenza dei contributi europei che sono legati a doppio filo alle multinazionali che controllano il mercato delle sementi e dei diserbanti. I lavoratori del secondario, gli operai, sono sotto attacco da anni e negli ultimi tempi, con la vergognosa vicenda Fiat, è stato chiesto loro di rinunciare ai propri diritti e alla dignità in cambio di un pezzo di pane. Il terziario per ora - e sottolineo per ora - se la cava ancora ma è sicuramente in lista per andare ad arricchire le schiere di quelli che un tempo venivano definiti, in modo duro ma certamente meno ipocrita, “schiavi”.
Qui dell’ottimo materiale di approfondimento che parte dal semplice ma fondamentale presupposto che quello che cambia veramente la nostra vita e che lo ha fatto nel corso di tutta la storia, è la tecnologia. Politica, economia, storia, ordinamento sociale e tutto il resto derivano da questo. A pensarci bene la scimmia che lancia l’osso in Odissea 2001 di Kubrick simboleggia proprio questo. La scena rappresenta un momento evolutivo cardine per l’uomo: la scoperta che è possibile utilizzare utensili, quindi tecnologia, per modificare a proprio vantaggio il mondo circostante e anche per uccidere il proprio simile. La scena successiva è il prossimo passo evolutivo dell’uomo, quasi che i migliaia di anni di storia intercorsi tra questi due momenti avessero un senso di per se relativo.


Iniziamo a pensarci.

martedì, gennaio 25, 2011

Si, lo ammetto, mi piacerebbe crederci

Un po' di speranza dedicata a tutti quei sognatori ai quali piacerebbe che la vita avesse un senso più alto, soprattutto in questo momento di sbandamento planetario.




lunedì, gennaio 10, 2011

2009: Visioni del futuro?


Spezzone della serie Flash forward, prodotta nel 2009, dove tutto il mondo vede, durante un black out sensoriale di 2 minuti e 17 secondi, 6 mesi nel futuro.
Curiosa coincidenza: si vedono strane scie nel cielo, caproni, uccelli che muoiono in volo, onde propagarsi in aria da strane torri.
Gli uccelli in questo periodo, insieme ai pesci, stanno morendo veramente in molte località sparse ovunque nel mondo.