venerdì, aprile 04, 2008

Goldrake vs Manzoni



Avvertenza: questo post è più serio di quello che si potrebbe intuire dal titolo ed è più melodrammatico del solito.

Apprendo dalla rete, con un a certa commozione mista a nostalgia, che esattamente 30 anni fa, il 4 aprile del 1978 fu trasmessa su RaiDue la prima puntata di Goldrake, prima serie robotica giapponese ad essere importata in Italia.
Non mi dilungo a raccontare quanto affetto mi lega a questo mito del nostro tempo (e la parola “mito” non è usata a sproposito, come non lo sarebbe per definire la saga di Star Wars) ma dico solamente che da piccolo a carnevale mi vestivo sempre da Actarus.
Ancora oggi a casa, nello studio, davanti alla scrivania, proprio vicino alla sciabola da Ufficiale di Marina, ho messo da tempo, recuperandola dalla soffitta dei miei, la riproduzione di Goldrake alta circa 60 cm con la quale giocavo da bambino. In un primo tempo pensavo che, chi mi fosse venuto a far visita, vedendo il giocattolo mi avrebbe sicuramente, come minimo, preso in giro. Invece è successo esattamente l’opposto! Tutti quelli che sono entrati nella stanza, senza distinzione di sesso, estrazione o ideologia, lo hanno notato immediatamente e lo hanno subito considerato come un amico di famiglia che non si incontra da tempo e che si è felici abbracciare. Alcuni lo hanno voluto toccare e lo hanno trattato quasi come fosse un cimelio o un reperto archeologico. Tutti hanno dimostrato, per un pezzo di plastica vecchio di 30 anni, grande affetto.
Mi chiedevo da tempo perché questo capolavoro, così amato ancora oggi, del maestro Go Nagai, creatore anche di Geeg Robot d’acciaio e di Mazinga, non fosse più stato trasmesso dalle maggiori reti televisive italiane. Sono venuto a conoscenza, con stupore, che le trasmissioni furono interrotte addirittura per una interrogazione parlamentare che accusava Goldrake di essere troppo violento! Questo fatto ha generato in me una riflessione su ciò che è considerato bene o male dal Potere per le orecchie, gli occhi e soprattutto i cervelli, dei più giovani.
Intanto, è interessante notare come nessuno abbia mai intrapreso azioni censorie del genere per i morti spiattellati all’ora di pranzo o cena dai telegiornali, per i giornalisti che intervistano le persone incastrate sotto le macerie dopo un terremoto o fanno volutamente domande a dir poco fuori luogo e provocatorie a chi ha appena perso un figlio, per indurlo al pianto solo per alzare l’audience (del tipo “gli voleva bene?”), per i filmati di suicidi e incidenti in diretta, per i cartoni animati che insegnano alle bambine che per essere accettata e “trendy” ti devi (s)vestire come una mignotta, pesare 20 Kg ed avere un fisico simile ad una clessidra. Nessuno ha mai fermato telefilm come CSI, NIP/Tuck, Dottor House, Six Feet under, ecc.. dove sono commesse e mostrate con compiacimento le peggiori nefandezze e dove il crimine è quasi sempre già avvenuto , senza alcuna possibilità di prevenire o curare il male che lo ha generato.
Quali sono, invece, le opere apprezzate dai politici di ogni tempo al punto da farne materia di studio nelle scuole? Un esempio lampante sono i noiosissimi Promessi Sposi di Alessandro Manzoni.
Cosa ci dice in fondo questo libro? Innanzitutto che la gente comune non vale un cazzo! e se lo deve mettere in testa fin da giovane. Che deve crescere credendo fermamente che la vita non può essere diversa o migliore di quella di un Renzo e una Lucia qualsiasi: vivere giorno per giorno affidandosi alla divina provvidenza, abituarsi fin da piccoli ad affidarsi al prete leccaculo e vigliacco (Don Abbondio), ad ubbidire al signorotto mafioso del posto (Don Rodrigo), a cercare sempre i “ganci” giusti, a sapere che c’è un potere occulto “innominabile” che tutto può e al quale tutti si devono inchinare (L’Innominato), a sottostare ai “bravi” di turno (dei quali lo stesso nome induce un cortocircuito subliminale tra bene e male), a scegliere per il meno peggio, a subire, a essere rigorosamente spettatori nelle rivolte per “il pane”. Il popolo deve credere che le rare figure positive (Fra Cristoforo) hanno sempre uno scheletro nell’armadio con il quale possono essere ricattate e denigrate.
E’ tanto che volevo dirlo, emulando il grande e sempre sottovalutato Paolo Villaggio, e finalmente lo strumento del blog me ne dà la possibilità: “I Promessi Sposi sono una cagata pazzesca!”.
Ritornando, invece a Goldrake, un prodotto proveniente da un paese mooolto distante dall’Italia: quali messaggi vuole comunicare? Goldrake, attingendo a piene mani dal codice dei samurai, si ispira a valori di onesta, lealtà, fratellanza, dignità, difesa del bene comune. Valori che accomunano, nel profondo, ogni essere umano, anche il più abbietto e malvagio. La visione del mondo in Goldrake, inoltre, nella sua manichea semplicità, insegna(va) ai bambini che esistono il Bene e il Male e che per difendersi, alle volte, il Bene è costretto a combattere, anche contro forze che appaiono enormemente superiori (pensate l’Impero di Vega contro un pugno di eroi e un singolo Robot) senza cercare disdicevoli compromessi e senza svalutare la propria dignità. Proprio questo essere come Davide contro Golia, ma conscio di essere dalla parte giusta, è la forza di Goldrake, ciò che lo ha reso famoso e amato da milioni di bambini, oggi adulti, e che, forse, rivedendo lo sguardo puro e intenso di Actarus, possono riscoprire ancora che quei valori esistono ancora in fondo ai loro cuori e che non sono soli.

2 commenti:

FREE PRESS ha detto...

Non ho parole per questo tuo post.....ma adesso l'innominato è al governo in Italia!
Ci inchiniamo anche noi a lui?
No, lo mandiamo a fanculo!

Anonimo ha detto...

La tua analisi mi pare estremamente chiara, corretta e utile per capire quanto la realtà possa essere diversa da ciò che appare. Mi ricorda un famoso quadro che vidi da giovane alla galleria di arte moderna di New York e del quale non ricordo l'autore; un bellissimo albero di frutta, splendido e pieno di luce e colori: poi , a ben guardare, rappresentava le nefandezze più ignobili e innominabili dell'uomo!
Questa volta condivido completamente le tue sagge e giuste considerazioni.